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La chiameranno "ripartenza"

Vorrei che questo periodo fosse ricordato con il termine "ripartenza": sinonimo di coraggio, intraprendenza, vigore e volontà comune e collettiva di ricostruzione di un mondo nuovo, in cui potremo dire di aver superato brillantemente una situazione simile, insieme.


Una definizione che mi piacerebbe dare a questo articolo non sarebbe editoriale, ma reportage senza foto, poiché ho intenzione di narrare le situazioni che ho visto durante questa lenta ripartenza che ci accingiamo ad affrontare.


"Ripartenza", vorrei che la chiamassero così. Mi piacerebbe che questo periodo fosse ricordato con questo nome, con il nome di ripartenza, sui giornali, nei racconti ed anche nei libri di storia. Sostengo l'utilizzo di questo termine perché ho visto, negli ultimi giorni, e vedo tutt'ora un Paese che sta ripartendo, anche se non senza difficoltà. Vorrei che la chiamassero ripartenza poiché l'Italia, e Cortona particolarmente, erano già partite, si erano già sollevate, avevano già dettato i nuovi sistemi di interazione nei vari campi che regolano la nostra attuale società, in seguito alla distruzione dei precedenti, ad opera della dittatura e della Seconda Guerra Mondiale.

Il virus non ha distrutto questi dettami, ma è riuscito a metterli in discussione, quasi creando un insulto alla coesione di un popolo, alla sua unità. Vorrei che la dimostrazione di tanta fermezza, di tanta intraprendenza nella ricomposizione del tessuto commerciale, tanto coraggio politico dei giovani nello sviluppo unanime di nuovi sistemi, fosse ricordata con il termine ripartenza.


Camucia ha visto questa ripartenza in maniera positivamente irruenta: ammetto di esser rimasto stranito di fronte ai provvedimenti necessari per il distanziamento sociale, come i vetri ed i dispensatori di materiale igienizzante, ma al tempo stesso credo di aver notato un sistema che stava ripartendo con ingranaggi molto lenti, ma con una molla carica abbastanza da poter garantire forza ed energia per tutta la durata del processo di avvio, di riavvio, di ripartenza. Le macchine che sono tornate a girare, l'edicola con i clienti di nuovo con i giornali in mano, i meccanici pieni di motorini, i piccoli esercizi commerciali adattati alle nuove misure; sono tutti segni di vitalità, di voglia di ricominciare, di tornare ad una normalità migliorata, voglia di approdare in un mondo in cui si potrà finalmente affermare che tutto è passato e che noi abbiamo brillantemente sopportato ed affrontato la situazione con tutto il vigore che le nostre possibilità e personalità, differenti per ciascuno di noi, abbiano potuto garantire.


Concludo scrivendo che, per questi motivi, nessuno deve, nel modo più assoluto, essere lasciato indietro: stiamo ripartendo, ma non senza difficoltà, psicologiche, sociali, e talvolta, purtroppo, commerciali. Se muore il tessuto di questo campo in particolare, inevitabilmente collegato al settore sociale della popolazione, ed anche viceversa, la ripartenza potrebbe essere più difficile del previsto.

Se queste difficoltà diverranno problematiche, allora il termine ripartenza sarà collegato anche ad esse, ed ovviamente non deve esserlo.



E.B.


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LA VOCE CORTONESE

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Crediti per la musica del podcast:

The Travelling Symphony by Savfk | https://www.youtube.com/savfkmusic
Music promoted by https://www.free-stock-music.com
Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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