La Liberazione in un'epoca di prigionia
- Redazione
- 25 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Bisogna essere orgogliosi della storia della Liberazione. Nei libri che i nostri figli studiano nelle scuole ci sono i racconti di personaggi che hanno vissuto anche nei nostri territori e che hanno contribuito alla creazione della Repubblica e della democrazia.
Sebbene sia un tema trattato più volte in molti canali d'informazione, dove già sono stati evidenziati tutti gli aspetti che collegano questo periodo ai duri anni della fine della Seconda Guerra Mondiale, vorrei comunque sottolineare il concetto, provenendo da un contesto decisamente più minoritario rispetto ai canali di trasmissione di notizie nazionali.
Ci troveremo a festeggiare, ognuno nelle proprie abitazioni, una celebrazione storicamente pubblica e caratterizzata da cortei cittadini che rappresentano la società civile che commemora la nascita dei precetti fondamentali della democrazia italiana attraverso la Liberazione, in una maniera, quindi, nuova per tutta la popolazione italiana. Come abbiamo potuto leggere in questi ultimi giorni, sono numerose le associazioni che hanno predisposto misure per i festeggiamenti della Liberazione dalla propria abitazione, contrapponendo in modo socialmente energico l'importanza di tale festività nei confronti di quella che è l'attuale giusta prigionia, considerando anche l'utilizzo che è stato fatto dei social-network: l'organizzazione civile è fondamentalmente forte e ben costruita e continua a darne prova anche in occasioni di pre-festività, mobilitando giovani e comuni lavoratori per la commemorazione nel rispetto delle regole contenute nelle misure di sicurezza del Governo. Questa dimostrazione di buona organizzazione sociale contro il fattore dominante della distanza è positiva sotto ogni punto di vista, poiché rappresenta la capacità di una popolazione di rispondere ad un'emergenza nazionale ed internazionale, come all'epoca era un'emergenza di simile entità l'occupazione nazifascista dell'Italia, dove la popolazione, con altri termini e metodi, è riuscita a dimostrare coesione ed unità anche sotto il punto di vista dell'arco politico, che in Italia è particolarmente ampio e variegato. Partendo dai partiti di ispirazione socialista (come Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano) fino a quelli di ispirazione repubblicana e centrista (come Partito Repubblicano Italiano e Democrazia Cristiana) fino a quello di linea fermamente monarchica (il futuro Partito Nazionale Monarchico) andando anche oltre, i militanti si sono uniti per l'ottenimento della democrazia.
La storia della Liberazione è una storia indubbiamente importante, fondamentale e storicamente insopprimibile, poiché espressione, per tutti i cittadini democratici che ricordano la collaborazione tra le forze Alleate e Partigiane e la collaborazione programmatica e pratica del panorama politico italiano, di un'unità nazionale indissolubile e legata a propositi, poi costituzionali, di democrazia. La Liberazione è anche fondamento della storia comune della Nazione: costituisce il punto di partenza per la ricostruzione e per il sentimento di collaborazione e solidarietà creatisi nel Secondo Dopoguerra italiano; è la prima data indicativamente basilare per la creazione di una repubblica democratica fondata sul lavoro, con le prime elezioni libere, la stesura della Costituzione e tutta la storia che ha segnato l'Italia e l'Europa intera.
La storia della Liberazione però gode anche di un approccio territorialmente più ristretto: Cortona stessa rappresenta un piccolo esempio di quel meccanismo di ripartenza che l'Italia si accingeva a costituire, con le sue numerose storie, con i suoi personaggi e con i sentimenti trascritti, trasmessi e tramandati per la caratterizzazione di una società cittadina intera. La Liberazione costituisce, molto semplicisticamente, anche una motivazione aggiuntiva di fierezza per il proprio territorio e per la propria Nazione.
La storia italiana è anche la nostra storia. Una storia di lotta, unità ed, infine, di democrazia.

E.B.
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