Storie cortonesi - Santa Margherita
- Redazione
- 25 ott 2020
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La santa del nostro territorio, la nascita nella Cortona ghibellina del XIII secolo, il nome pagano di Margherita ed il cagnolino fedele.
Introduzione
Cortona era quindi di nuovo ghibellina, dopo esser stata un avanzo di colonia romana ed un comune libero retto dai Podestà e dalle fazioni interne.
Cortona si affacciò quindi, dopo l'intervento dei senesi, su un periodo di relativa rinascita, poiché trecento esperti e mastri d'arte raggiunsero la Valdichiana per restaurare la città etrusca, distrutta dalle lotte tra fazioni e dall'anno di governo guelfo, caratterizzato dalla dominanza aretina.
Gli esuli rientrarono il 25 aprile del 1261, lasciando per tutta la valle le opere che avevano costruito durante il periodo guelfo: castelli e chiese erano nati da Mantignana a Castiglione del Lago, da Montecchio del Loto a Castiglion Fiorentino fino a Pierle e Sepoltaglia, mentre molti andarono a combattere con Carlo Manfredi, re di Napoli, portando la nostra arte in giro per l'Italia. Mentre Cortona sceglieva un padrone, la cultura viaggiava libera.
A Cortona venne successivamente impedito di suonare l'Ave Maria prima del mattino, poiché si credeva che fosse stato un certo frate Ghini a dare il segnale agli aretini per entrare in città. La restrizione venne però ristretta, solamente la chiesa di San Francesco, la chiesa in cui il frate aveva effettivamente dato il segnale, e così fino a XVIII secolo inoltrato.
È in questo periodo che Cortona adotta anche un sistema gerarchico stabilito e libero: il potere spettava ai Consoli ed ai Podestà, la contabilità spettava al Sindaco del Comune, mentre il controllo amministrativo era esercitato dal Capitano del popolo, il quale controllava che il Podestà non avesse strane idee.
L'Accademia e la Santa
È in questo periodo che vive Santa Margherita di Laviano Cortonese (1247-1297).
Come riferisce Alberto Della Cella, la biblioteca cortonese dell'Accademia possiede un catalogo veramente ampio sulla figura di questa santa: l'opera più in vista è quella di Maria Alessandrina Bonaparte, nipote di Napoleone, rappresentata da un poema scritto tra il 1830 ed il 1850; mentre un'altra opera, non più presente nell'archivio è quella con il titolo Il solitario di Cortona di Domenico Antonio Nardini, diretto alle illustrissime Signore Maria e Teresa Castellacci, stampato a Roma presso Salviucci nel 1827. Questo libro, che secondo Della Cella, non possiede alcuna importanza in quanto opera, ma in quanto libro "mancante" dall'Accademia, racconta la vita della Santa in modo enfatico, come è stata raccontata da un frate cortonese all'autore. Inizia con queste parole: «Portatomi in Firenze per alcuni particolari motivi ebbi gran desiderio di visitare le ceneri di Santa Margherita Penitente, e colto il punto favorevole vi andetti», da questi passi però si deduce erroneamente che il luogo di sepoltura di Santa Margherita sia a Firenze e non a Cortona. Ma è appunto un errore.
Il nome pagano
Alberto Della Cella riferisce anche alcune notizie sull'etimologia del nome Margherita.
Riferisce fin da subito che la significazione proveniente dal latino è perla, che in latino si scrive margarita, anche se la nostra variante italiana attinge dal francese, che è Marquerite (oggigiorno Marguerite), come quella tedesca, cioè Margerethe, abbreviato in Grete, e quella inglese di Margaret, mentre gli spagnoli hanno mantenuto l'origine latina con Margarita.
In greco antico si diceva Margarites, ma al contrario di come si potrebbe pensare, nessuna delle due ha preso la parola dall'altra, ma entrambe dall'etrusco, il quale termine sarebbe legato alla parola marga, cioè creta bianca, correlata quindi, molto probabilmente, anche al bianco della perla.
Nel greco (presumibilmente moderno, ma nei tempi di Della Cella), i termini che più somigliano al nome di Margherita, sono Marghi e Margos, i quali però non possiedono una denotazione positiva come i precedenti, significando appunto protervia e follia, anche se il secondo termine ha un legame con la radice etrusca, perché infatti da Margos viene Margolla, ossia fata bianca.
Il nome di Margherita è quindi di origine pagana, e si diffuse nel mondo cristiano a partire dal martirio della vergine Margherita d'Antiochia nel 290, della quale il corpo fu portato in Francia e dall'anno mille fino al 1635 a San Pietro in Toscana e successivamente a Montefiascone, in provincia di Viterbo. È forse in quel periodo di permanenza in Toscana che si diffonde il nome, mentre nel 1099 muore Margherita Regina di Scozia, la quale è protettrice di tutte le donne anglosassoni con quel nome.
Tra il 1279 ed il 1322 ci sono tre Margherite beate, oltre la Santa cortonese.
La vita
Santa Margherita nasce quindi a Laviano, borgo oggi facente parte di Pozzuolo Umbro, nel comune di Castiglione del Lago e suo padre era Tancredi di Bartolomeo di Acquaviva, al servizio colonico della casa Degli Oddi. Alberto Della Cella sottolinea, come ancora oggi si possa vedere la casetta dove nacque, la chiesetta dove subì il pentimento, la fonte dove attendeva l'amante e l'albero di fico dove lo incontrò la prima volta. A Petrignano invece è ancora presente la chiesa, ai piedi della quale sorgeva la quercia, dove lei trovò il suo cadavere.
Rimase orfana di madre molto presto.
Prima di venire a Cortona, Margherita cedette alle seduzioni (così scrive Della Cella), di un signorotto dei Palazzi, il quale la portò a Montepulciano. Si pensa che costui sia Arsenio Contucci, oppure Guglielmo del Pecora da Valiano, ma Mancini, autore della Storia di Cortona nel Medio Evo, pensa addirittura che sia stato uno dei Marchesi del Monte dei Signori di Valiano.
Vissero nove anni in amorosa convivenza, genitori anche di un bambino, ma un giorno il nobile si recò ai possedimenti di Petrignano, dove erano soliti incontrarsi i due amanti, ma questa volta ci andò da solo e per affari (o forse per una battuta di caccia, come sostengono altri). Venne ucciso in un bosco lì vicino, forse per la lotta politica ancora ardente tra guelfi e ghibellini.
Margherita seguì il cagnolino a loro fedele (ancora oggi rappresentato nelle raffigurazioni della Santa), il quale la condusse dalla loro abitazione fino al luogo in cui giaceva il cadavere del giovane. Questo episodio la sconvolse completamente.
Tornò dai parenti di lui, ma venne scacciata; andò allora dal proprio padre, il quale, insieme alla nuova moglie, la rifiutò.
Allora lei decise di convertirsi profondamente: affidò il figlio ai frati minori di Arezzo, mentre lei decise di recarsi a Cortona. Entrò in città dall'antica porta Berarda, abitando dapprima nell'ex Conservatorio delle Salesiane, successivamente nel convento di San Francesco ed infine in quello di San Basilio, oggi Santa Margherita.
Si dedicò alla carità cristiana, sociale, e le sue opere ebbero un eco così grande che risuonarono in tutto il mondo allora conosciuto. Il figlio divenne frate Francescano e da qui in poi non se ne hanno più notizie.
Margherita ottenne la beatificazione nel 1515 da Papa Leone X, ampliata da Urbano VIII e conslusasi con la santificazione nel 1728 da parte di Papa Benedetto XIII.
Al giorno d'oggi è una delle Sante più diffuse nell'Italia centrale.
Fonti: Cortona Antica di Alberto Della Cella, Tipografia Sociale, Cortona 1900.
Flavio Barbaro
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