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A quarantadue anni dal rapimento di Aldo Moro: intervista con Paolo Filippi

Quarantadue anni fa il presidente della Democrazia Cristiana veniva rapito dalle Brigate Rosse. In un'intervista del 2018 in onore dell'anniversario ripercorriamo quelle ore con Paolo Filippi, impiegato e studente all'epoca dei fatti.


Prima di parlare dell’argomento principale, potremmo dare un contesto: in che modo gli anni ’70 hanno cambiato la nostra storia, anche sul piano sociale a livello locale?


In quegli anni lì mi trovavo nel periodo che va dall’adolescenza fino alla giovinezza, quindi vedevo il mondo con gli occhi di un ragazzo di vent’anni. Io avevo la netta sensazione che le cose, soprattutto negli anni ’70 stessero migliorando un po’ per tutti: in queste zone si affermava il consolidamento del famoso boom economico ereditato dagli anni ’60, ma soprattutto, a livello sociale, c’era una grande speranza nei confronti del clima politico che mirava, appunto, al miglioramento delle condizioni per tutti. Infatti si riusciva benissimo a trovare lavoro, potevi permetterti di licenziarti da una parte e di andare da un’altra e molto probabilmente non saresti stato disoccupato e di conseguenza questi aspetti si riflettevano anche nella famiglia con una maggiore stabilità rispetto ad oggi. Il tasso di natalità era più alto poiché comunque avevamo fiducia nel fatto che il mondo sarebbe comunque andato avanti con noi.


Si guardava con interesse anche a quello che succedeva nelle altre parti del mondo, come quando nel 1975 finì la Guerra del Vietnam, la quale aveva costituito una spina nel fianco di quegli anni: era inconcepibile il fatto che una grande democrazia come gli Stati Uniti si fosse infilata in quel tunnel da cui alla fine, per fortuna, sono usciti.

In Italia, a livello politico, c’era un grande avanzamento del Partito Comunista Italiano, che sul livello sociale significava una profonda fiducia di una grande quantità di popolazione in quegli ideali, soprattutto del segretario Enrico Berlinguer e della dirigenza dell’epoca, facendo capire alla classe politica italiana che la popolazione possedeva una grande speranza nel futuro, votando quello che era il partito degli operai e dei lavoratori e degli studenti. In questo periodo non mancarono neanche le mobilitazioni.


Il Paese che io vidi alla fine degli anni ’70 era un paese che andava avanti abbastanza unito, nonostante sussistessero le differenze tra i vari partiti e tra le varie fazioni e nonostante ci fossero stati degli scontri, come ad esempio nel 1977 che però erano ad opera di frange di estrema sinistra. Questa unità è dovuta anche alla, per così dire, base comune che c’era nel Parlamento.


Gli anni ’80 sono diversi. Questi aspetti sono cambiati: si è scoperto che i partiti erano estremamente corrotti e da questa scintilla venne fuori Manipulite. Con Manipulite finiscono gli anni ’80 e da quel momento il clima politico italiano è cambiato totalmente.


Arriviamo al punto cruciale. La mattina del 16 marzo 1978 viene rapito Aldo Moro, quale fu la reazione?


Quella mattina io mi trovavo in classe, al liceo scientifico di Castiglion Fiorentino. Abbastanza presto, verso le 9.30, entrò il custode (che stava passando per tutte le classi del liceo), aprì la porta senza nemmeno bussare, entrò nell’aula e diede la notizia con parole crude: “Hanno rapito Aldo Moro” e poi andò via.


Subito è stato un trauma. Facevo il secondo anni di liceo e, magari, una notizia di questo genere detta oggi avrebbe riscontrato una reazione completamente differente rispetto agli studenti dell’epoca: c’erano studenti comunisti che leggevano l’Unità tutti i giorni e c’erano studenti democristiani che leggevano Il Popolo, questo per far capire che la politica era estremamente presente e tutti sapevamo di cosa si stava parlando. Si capì subito, infatti, che lì era in discussione la democrazia. Fu un evento traumatico, molto forte.


Ci fu subito una riunione tra tutti gli studenti da cui decidemmo che la risposta migliore che potessimo dare fosse indire uno sciopero, subito ed autonomamente. Autonomamente poiché non possedevamo contatti con i movimenti studenteschi dell’epoca, ma uscendo dal liceo ci si era resi conto che anche le altre scuole stavano scioperando, che le fabbriche erano chiuse e che le personalità locali dei partiti e delle organizzazioni sindacali stavano già prendendo in mano la situazione.


All’epoca funzionava così: negli anni ’70, come detto prima, c’era un grande sentimento di unità anche nella diversità di opinione e per questo si pensava tutti che non si potesse lasciare che un’organizzazione pseudopolitica, criminale, rapisse uno dei massimi dirigenti di un qualsiasi partito italiano. Era inaccettabile.


Tornando agli scioperi: come studenti, una volta usciti dal liceo, ci trovavamo già ben organizzati. Si riusciva a capire il grande pericolo per la democrazia. Quelli erano momenti pesanti, provenienti da esperienze in cui la popolazione aveva già assistito ad episodi più violenti, come la gambizzazione delle persone non gradite. Era, in effetti, una pratica usata da quei disgraziati delle Brigate Rosse.


Il problema quindi non riguardava solo quel giorno lì. Quella fu la notte della repubblica perché riguardava l’entrata in un lasso temporale diverso da quello che avevamo lasciato prima dove tutto era sospeso: tu potevi fare qualsiasi cosa, ma Aldo Moro rimaneva comunque sotto rapimento. Tutti i giorni usciva il comunicato o la relativa analisi, tutti i giorni i partiti si interrogavano sul da farsi ed in quel momento, penso che per tutti non fu facile capire la situazione, di cui molti aspetti si sono scoperti solo molti anni dopo.


Probabilmente il rapimento di Aldo Moro è stato l’evento più traumatico di quegli anni lì per la repubblica, dove abbiamo perso l’occasione per il progresso generale della nazione, in cui Aldo Moro stilava un accordo programmatico con il Partito Comunista Italiano e con Enrico Berlinguer. Avrebbe costituito un punto di svolta epocale per l’Italia, ma l’occasione c’è stata, purtroppo, negata.


E.B. e Paolo Filippi

 
 
 

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LA VOCE CORTONESE

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Crediti per la musica del podcast:

The Travelling Symphony by Savfk | https://www.youtube.com/savfkmusic
Music promoted by https://www.free-stock-music.com
Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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