Fine del mandato: la voce degli studenti non risulterà mai inaudibile
- Redazione
- 10 lug 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Per quanto possa risultare un ruolo insignificante quello del Parlamentare degli Studenti, ci sono state diverse occasioni in cui abbiamo dimostrato di poter effettivamente cambiare qualcosa, sia a livello regionale sia a livello strettamente locale. Ciò non toglie che si siano presentati degli ostacoli.

In foto: Il Presidente del Gruppo Provinciale per il Parlamento Regionale degli Studenti, con i Parlamentari Marta Biagiotti, Angelica Francini, Giacomo Marinangeli (non in foto), alle celebrazioni del 25 aprile ad Arezzo.
La pandemia è riuscita a mettere in discussione molti aspetti della vita civile, intaccando inevitabilmente anche i processi amministrativi: abbiamo assistito, in maniera drastica, allo screzio, alla ruvidità che la mancanza di soluzioni, che fossero semplici ed in tempi brevi, ha innescato nel tessuto sociale, creando un errore teorico, che ha inevitabilmente compromesso le capacità organizzative di qualsiasi forma di controllo e governo del Paese. Il tutto è uno schema, già sprovvisto di apparati di supporto, in cui si inseriscono molto bene, nei momenti di pressione, problemi di qualsiasi carattere, dal personalistico al gestionale.
Nel campo delle istituzioni, mi sento di poter fare due esempi principali: il primo è l’azione del Parlamento Regionale degli Studenti, a cui è dedicato questo articolo, in occasione della fine del mio mandato; il secondo è il Comitato per l’Emergenza e la Prevenzione Scolastica.
Per quanto riguarda il Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana, posso affermare che è un’istituzione che ha fuggito abilmente i pericoli citati all’inizio, per tre motivi principali: il primo è il dialogo continuo, e da parte nostra pronto e pressante, con le istituzioni, constatandone i meriti e gli errori, intervenendo sempre come voce ingente e invasiva nel panorama sociale della Toscana, portando letteralmente dal basso all’alto (per quanto siano termini inadeguati, in un modello di società in cui non si ammettono personalismi, ma necessari) le idee, e soprattutto le problematiche degli studenti. Non abbiamo mai accettato né silenzi, né mezze risposte, poiché, chi ha temuto per la propria posizione, ha dimostrato intransigenza in una situazione in cui si mettevano a rischio le carriere scolastiche di decine di migliaia di persone, chi ha sempre dimostrato intransigenza, ha lottato ancora più duramente, poiché solamente lotta possiamo definire la partecipazione attiva che la cittadinanza e la classe studentesca hanno dovuto portare avanti contro la pandemia e contro la mancanza di soluzioni. Guardando anche agli aspetti positivi, le istituzioni, di grado superiore al nostro, hanno dimostrato collaborazione diverse volte e ci sono stati dei momenti in cui abbiamo raggiunto dei piani di dialogo: il tutto è basato sulla comprensione del concetto, irreparabile e che non può risultare inaudibile, che la classe studentesca, e più in generale quella giovanile, costituisce il futuro di tutta la società, e negare questo significa metterne in discussione le capacità, le possibilità ed il lavoro da loro (da noi) fino ad ora compiuto. Siamo riusciti a dimostrare, con un’efficienza che solo le classi studentesche hanno saputo sempre dimostrare, che non è attuabile nessun processo democratico escludendo gli studenti, e che solo con noi si può garantire il rispetto di tutte le libertà democratiche sancite e l’ottemperanza corretta di tutti i doveri morali, civili ed amministrativi necessari ad una società per poter respirare nel tessuto nazionale ed internazionale.
Passando al secondo esempio, il caso del Comitato per l’Emergenza e la Prevenzione Scolastica rappresenta uno dei punti più insinceri e dubbi dell’amministrazione regionale fino a questo punto. In data 11 aprile scrivevo questo: «Lunedì 12 aprile, circa 420.000 studenti toscani torneranno nelle proprie scuole, con una frequenza didattica settimanale del 50%. L’allentamento anche sulla questione scuola è ovviamente inserito nell’ottica della riapertura regionale, poiché in zona arancione dalla stessa data. Nelle scorse settimane però, prima delle decisioni in ambito di riapertura scolastica e di gestione della situazione studentesca nella Regione Toscana, è sempre stato convocato ed ascoltato il C.E.P.S. (Comitato per l’Emergenza e la Prevenzione Scolastica), del quale ha fatto parte anche il Presidente del Parlamento Regionale degli Studenti, una rappresentanza senz’altro unica all’interno di tale organismo, che ha sempre permesso di esprimere il parere degli studenti, anche di quelli della Provincia di Arezzo. Per l’ultima decisione però, gli studenti non sono stati convocati sotto nessuna forma di rappresentanza, e nessuno, in tutta la popolazione studentesca, ha potuto esprimere alcun tipo di pensiero o dubbio. Questo fatto va al di là della natura della decisione, che sia essa giusta o sbagliata, precoce o tardiva, perché gli studenti, su una questione del genere devono essere ascoltati, in particolare quando è già stata avviata una collaborazione, che trovava la propria risoluzione nella partecipazione al C.E.P.S. e che non è stata portata avanti. Noi non abbiamo mai avuto la prerogativa dell’imposizione, ma del consiglio, del confronto e del dubbio, in modo da poter riferire poi agli studenti le decisioni prese dalla classe amministrativa. L’assenza di comunicazione in questo particolare punto ed argomento è un fattore che non può essere ignorato. Fatichiamo, quindi, a credere che la mancata convocazione del C.E.P.S. non costituisca il frutto di una decisione arbitraria, e temiamo sempre di più che gli studenti siano uno degli appigli a cui la classe dirigente, politica ed amministrativa, si sostiene e sostenta solamente quando sono unicamente le righe dei giornali a parlare e non quando si ha effettivamente una visione della scuola migliore». Ancora oggi la penso come quel giorno.
Ringrazio, da queste righe, il Presidente del Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana, Eduardo Romagnoli, la IV Commissione di cui ho fatto parte, il Gruppo Provinciale di Arezzo di cui sono stato il Presidente durante questo anno, e tutti gli elettori del mio istituto che mi hanno dato fiducia e a cui ho sempre rivolto il mio impegno ed il mio lavoro.
Flavio Barbaro
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