Intervista con Fratelli d'Italia - Ep.1 - L'deologia, i progetti ed il crocifisso
- Redazione
- 2 nov 2019
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 10 gen 2020
Abbiamo intervistato quattro dei membri della sezione locale di Fratelli d'Italia, partito appartenente al centrodestra e componente della coalizione che in questo momento amministra il comune cortonese. Abbiamo parlato con Nicola Carini, Marco Vanni, Gian Mario Mangani ed Aurelio Ciccarelli. Abbiamo posto l'attenzione su questioni di rilevanza sia nazionale che locale, con sfumature inerenti al mondo giovanile. Per via della durata importante dell'intervista, sarà pubblicata in più parti. Buona lettura.
"Noi riconosciamo di essere avversari della sinistra ed avversari di un mondo che non ci appartiene e che non ci è mai appartenuto, ma nelle amministrazioni precedenti c’è stato anche qualcosa di buono"

Nicola Carini
"Quando noi citiamo il diritto ed il dovere del lavoro si parla di ideologia socialista"

Marco Vanni
"Il crocifisso rappresenta semplicemente la nostra cultura, il simbolo della nostra tradizione e delle nostre origini, quelle stesse origini che hanno reso possibile i valori del rispetto e della tolleranza sui quali si basa anche la nostra religione"

Aurelio Ciccarelli
Qual è lo stato di salute del nostro comune?
Nicola Carini
Lo stato di salute del nostro comune non è male. Rispetto anche a tante altre situazioni anche più vicine a noi il comune non è assolutamente messo male, Cortona è una città meravigliosa che ha sempre fatto da faro e da riferimento per tutta la Valdichiana e non solo. Quindi noi siamo chiamati ad amministrare un comune importantissimo e a cercare di riportarlo un po’ a quelli che erano i fasti di un tempo, perché poi io credo che la politica si distingua anche nell’oggettività: noi riconosciamo di essere avversari della sinistra ed avversari di un mondo che non ci appartiene e che non ci è mai appartenuto, però va anche detto, anche se non nell’ultima amministrazione, ma nelle amministrazioni che hanno preceduto, c’è stato anche qualcosa di buono. Anche nel nome di Cortona, chi ha amministrato in precedenza, qualcosa di buono lo ha fatto.
Sta a noi il compito di riportare Cortona dove merita di essere e soprattutto sta a noi la grande impresa di far capire alla cittadinanza e a tutti che anche il centrodestra è capace di offrire una classe dirigente e di amministrare un comune in modo importante. Infatti nei primi mesi abbiamo già avuto un buon cambio di passo in alcune situazioni e noi crediamo che andando avanti potremo fare ancora meglio. L’auspicio è sicuramente questo e l’impegno va in questa direzione.
Ci sono dei progetti imminenti che magari volete annunciare ai lettori?
Nicola Carini
Di progetti ce ne sono tanti e dobbiamo senza dubbio risolvere quelli che sono i problemi atavici di Cortona. Io facevo politica a vent’anni e dopo una lunga pausa sono ritornato in politica e ho ritrovato numerosi problemi che sentivo nei banchi dell’opposizione di quindici anni fa: penso al discorso dei parcheggi a Cortona, penso al discorso dello spopolamento del centro storico, penso anche al discorso (seppur si sia sviluppato negli ultimi anni) del Camucia dormitorio, dove la più grande frazione del Comune non vive di vita propria ma, essenzialmente, è un gran paesone dove tutti dormiamo e da dove la mattina partiamo per andare a lavorare da altre parti (e credo che la maggior parte delle persone faccia così).
Ridare centralità al centro storico di Cortona per il discorso turistico e demografico poiché come ben si sa, la Cortona di oggi non è più la Cortona di quindici o venti anni fa e questo, da un certo punto di vista, è stata una scelta voluta perché si è puntato molto sul turismo e questo ha fatto bene a tutto l’indotto intorno a Cortona, però abbiamo perso la vera Cortona. Il puntare solo sul turismo, secondo noi e secondo le idee che abbiamo espresso anche in campagna elettorale, alla lunga può essere un rischio.
Parlavamo prima dei parcheggi, problema importantissimo di cui tutti hanno parlato, ma che nessuno ha mai risolto ed anche di Camucia. Potremmo stare qui un’ora a parlare di progetti ma a noi piace usare una parola che forse racchiude un po’ tutte le questioni, vale a dire “identità”. Noi dobbiamo ridare identità un po’ a tutto. Come a Cortona così a tutto il comune (che ha una forte identità) e questa identità va riscoperta facendo squadra, facendo team e rete. Prima infatti facevo l’esempio inerente al turismo, sempre in campagna elettorale, sulle tipicità di eventi che ci sono nelle singole frazioni, togliendo Camucia: ogni frazione ha una sua festività e gli stranieri che vengono da noi adorano queste cose, però molte volte dormendo a Cortona, piuttosto che a San Lorenzo non sanno che alla Fratta c’è la Sagra della pastasciutta, alla Fratticiola la Sagra del carro oppure alla Pietraia il presepe di Natale. Fare sistema, fare rete credo che sia la prima sfida che dobbiamo affrontare perché il nostro territorio è enorme, ma meraviglioso e va riscoperto tutto, dal centro storico fino ad ogni piccola frazione.
Lei prima ha parlato di turismo: Cortona ha un’economia basata molto sul turismo, che è una delle colonne portanti appunto dell’economia locale, quindi nella ristrutturazione del sistema turistico cortonese però in chiave territoriale oppure anche per la stessa cittadinanza potrebbe andare in conflitto con il sistema economico.
Nicola Carini
La differenza nel turismo di oggi (siccome Cortona non può competere né con Roma, né con Firenze, né con Venezia, parlando di numeri abnormi) guarda molto al ritrovamento dell’autenticità dei nostri borghi, questo fa la differenza.
Noi dobbiamo puntare ad un turismo di qualità e non di quantità, perché anche d’estate quando arriva tantissima gente a Cortona, diventa un problema: per la gestione dei rifiuti, per i parcheggi, per molte altre situazioni che ingolfano Cortona. Con questo non vogliamo dire che a Cortona ci deve venire poca gente, ma gente di qualità. Un esempio molto banale (anche se so di attirarmi qualche antipatia): secondo me, i camper a Cortona non dovrebbero salire. Il camper dovrebbe avere la sua zona valorizzata al basso perché è un turismo ed un tipo di clientela che, nel centro storico di Cortona, secondo noi, non funziona. Questo riguarda anche la cultura: l’organizzazione degli eventi a Cortona richiede degli eventi di una qualità altissima, mentre si crede che gli eventi organizzati a Camucia siano di categoria inferiore (affermazione assolutamente falsa), perché Camucia è adatta ad ospitare degli eventi più di massa, come concerti di musica pop o di interesse giovanile. Infatti oggi ci sono molti ragazzi giovani che suonano e che hanno un enorme successo, dagli youtuber a tutti gli altri. Camucia dovrebbe avere una vita propria anche nell’aspetto culturale e organizzativo degli eventi, cosa fino ad ora irrealizzata.
Un altro esempio che può attirare antipatie, dopo quello dei camper: il tiro alla fune in piazza non andrebbe fatto, come i balli popolari. Mentre eventi del genere andrebbero fatti alla Fratta, a Monsigliolo, a Montecchio e nei posti dove queste cose sono nate e sono autentiche, mentre da altre parti sono forzature. Oltretutto non servono a niente perché non portano a Cortona niente di particolare.
Una volta c’era il Tuscan Sun o il concerto di André Rieu (del quale ancora si parla anche in giro nel mondo) dove c’era gente che ha portato un turismo di qualità, che segue un processo secondo il quale il turista compra la casa, rimane a Cortona, organizza il matrimonio ed, oltre ad attirare, attiva una serie di situazioni che porta ricchezza per tutto il territorio.
Spostiamoci in modo più preciso nell’Aula del Consiglio comunale: come si svolgono i lavori e che rapporto c’è tra i vari partiti?
Nicola Carini
E’ ovvio che noi, in questo momento, dobbiamo prendere delle misure con quello che è il Palazzo e con quello che costituisce il governare, perché un conto è essere l’opposizione in minoranza ed un altro conto essere in maggioranza e governare. Completamente differente: bisogna conoscere la macchina amministrativa, i tempi della politica e delle risoluzioni dei problemi.
A me non piace parlare con gli slogan, perché è semplice. Noi dobbiamo prendere i problemi e cercarne le soluzioni, continuando ad essere onesti con gli elettori, poiché non si può promettere e pretendere cose che sai non essere realizzabili. La politica ha dei tempi così come la macchina amministrativa e gli uffici pubblici, che vanno rispettati. A volte una cosa banale, come la pulizia di un fosso (si potrebbe dire “che ci vuole?”, “mandaci una gru!”), ha dietro una serie di permessi da richiedere, di considerazioni da fare e di risorse da trovare, quindi non è semplice amministrare.
Ce ne stiamo accorgendo (alcuni di noi già lo sapevano perché hanno avuto delle esperienze in passato), anche se il lavoro sta procedendo bene perché c’è tanto entusiasmo, anche da parte di tutti i consiglieri di maggioranza, dal partito (Fratelli d’Italia, ndr), dalla Lega, da Forza Italia e da Futuro Per Cortona (la lista civica che sosteneva il sindaco), i quali hanno grande entusiasmo e grande voglia di fare. Questo, secondo me, fa differenza anche rispetto a prima: mentre prima avevamo i consiglieri che recitavano un ruolo perché glie lo chiedeva il partito, al giorno d’oggi c’è grande entusiasmo (dovuto anche alla vittoria, dopo settantatré anni, su un sistema che era sempre stato verso sinistra), anche se a volte può portare a compiere degli errori.
L’aspetto bello però è che questa voglia è una genuina e sana ed esiste la disponibilità da parte di tutti, senza gelosie tra i gruppi. E’ chiaro però che il compito più importante risiede sulle spalle di chi ha più esperienza (come me, il sindaco, Paolo Rossi, Alberto Milani). Noi dobbiamo essere il punto di riferimento tirando le fila un po’ di tutti, anche di quelli che hanno meno esperienza.
Complessivamente i primi mesi stanno procedendo abbastanza bene, anche nei lavori dell’Aula.
Vi comunico questo fatto perché credo che sia importante: cercheremo di organizzare i lavori dell’Aula, in vista dell’anno prossimo, facendo un calendario (a cui sto lavorando) perché vorremmo avere delle date dei Consigli comunali già programmate sia per gli uffici, per i consiglieri comunali e per gli assessori, facilitandone il lavoro, perché, come voi ben saprete, gli assessori lavorano…
Sì, lo sappiamo…
No, dico questo perché a volta si parla della politica come una cosa brutta e lontana, mentre c’è tanta gente che si sacrifica. Pensate che un consigliere comunale prende €20 lordi per ogni Consiglio comunale, andando a costituire così un impegno importante e notevole (essendo praticamente gratuito). Siccome io ho vissuto la parte del consigliere comunale di minoranza, credo che fare un programma nei dodici mesi iniziali di tutte le date dei Consigli comunali con le conseguenti commissioni (che servono per l’analisi delle questioni affrontate nel Consiglio comunale) sia un segno di rispetto per tutti e di lavoro ordinato e serio.
Credo che, insieme ai colleghi e agli uffici, riusciremo a centrare questo obiettivo.
Restando sempre nell’Aula del Consiglio vorremmo parlare di un argomento specifico, però partendo da lontano: lo Stato deve essere diviso dalla religione?
Io, assolutamente…
Credo abbiate capito dove vogliamo andare a parare.
Ho capito dove volete andare a parare (la questione del crocifisso nell’Aula del Consiglio, ndr) e credo che lo Stato debba essere laico. FdI (abbreviazione che useremo per definire Fratelli d’Italia) possiede una grande coesione verso questo discorso. Il discorso del crocifisso è diverso, perché, innanzitutto, il crocifisso è un simbolo di identità e secondo noi, in questo momento, la nostra identità (europea, cristiana, italiana) è sotto attacco e chi meglio del simbolo con cui alla fine tutti siamo cresciuti ci può difendere contro questo attacco?
Io, vi dico, sinceramente, la verità: la discussione del crocifisso è, in questo momento, prepotente, anche se viene da lontano, perché sono già tre o quattro anni che si parla del crocifisso nelle aule consiliari, nelle scuole e negli edifici pubblici. All’inizio però non mi ha mai entusiasmato come battaglia, ma non perché io non creda in quel simbolo (anzi, lo difendo con forza), ma perché credo nello Stato laico come dicevo prima. Ho però notato ( e questa è la cosa che mi da più fastidio) che i primi ad attaccare quel simbolo siamo noi: io non capisco perché una persona debba staccare il crocifisso dal proprio ufficio o dalla propria scuola, perché io non mi sono mai sentito offeso da quel simbolo e secondo me rappresenta quello che sono io. Non capisco neanche perché non vada più fatto il presepe a scuola o vengano fatte delle recite diversificate soltanto perché offendiamo qualcuno. Non credo che una recita di Natale offenda nessuno e se qualcuno si sente offeso da un crocifisso, allora ha qualche problema, come io non mi sento offeso se vado in una moschea ed anzi, ci vado volentieri, perché magari apprendo una cosa nuova, capisco una cosa nuova, ma capisco anche che devo rispettare le regole che ci sono per entrare in una moschea o da un’altra parte. Io lo accetto volentieri perché io rispetto un musulmano come un buddista come un ateo, io rispetto tutti e mi piacerebbe vedere questo rispetto portato nei nostri confronti, poiché al giorno d’oggi, questo rispetto non si da più per scontato e per questo va difeso.
Quando la mozione è stata presentata dal gruppo della Lega, semplicemente perché la stavano presentando in ogni Consiglio comunale, abbiamo deciso di appoggiarla anche qui.
Vi svelo un altro tecnicismo: io sono l’unico consigliere comunale di FdI, ma ricoprendo il ruolo di Presidente del Consiglio, diciamo che ho un po’ le mani legate perché la figura del Presidente del Consiglio è una figura terza, un po’ come il Presidente della Camera, o del Senato, cioè figure che devono cercare di tenere in piedi un sistema che sia a garanzia di tutti. Io non posso alzarmi e fare un intervento politico, anche se tante volte vorrei alzarmi perché sento delle castronerie importanti, però il mio ruolo mi impone un compito di figura terza rispetto all’Aula. Nei prossimi Consigli comunali stileremo delle mozioni, ma le faremo presentare agli amici della Lega, di Forza Italia o di Futuro Per Cortona.
Marco Vanni
Se permetti vorrei aggiungere una cosa, sul crocifisso che non è tanto un tema locale quanto nazionale (discusso da anni): la nostra Costituzione, su quei famosi numerini a cui corrispondono gli articoli, è il risultato della Seconda guerra mondiale e della lotta tra fascisti ed antifascisti, ma anche di un incontro tra politici (ai quali i nostri politici di oggi non sarebbero degni, non di allacciare la scarpa, ma nemmeno di pulire dopo che hanno camminato) di tre grandi ideologie che hanno poi portato alla stesura di quegli articoli, tra cui anche quella religiosa di stampo cattolico.
L’ideologia cattolica, in questo caso, si è unita all’ideologia socialista, perché quando noi citiamo il diritto ed il dovere del lavoro, in cui lo Stato promette di creare condizioni fertili per cui tutti abbiano la possibilità di esplicare e realizzare il proprio essere secondo le proprie attitudini e personalità da chi fa l’imbianchino a chi fa l’ingegnere, si parla di ideologia socialista; ma possiamo anche trovare l’elemento cattolico (rappresentato, all’epoca, dalla Democrazia Cristiana che aveva una certa importanza nella società), dove si cita la famiglia naturale fondata sul matrimonio (ed anche qui si aprirebbe uno scenario devastante) si cita la componente cattolica della Costituzione.
Non bisogna applaudire il Papa quando parla di amnistia e di indulto e fare finta di niente quando parla di famiglie di un certo tipo. Anche se ve lo dice una persona che non va molto in chiesa e non ha un grande rapporto con la Divinità, non ho paura di nessun simbolo di altre religioni.
Trovo che debba essere scontato dire che quello (riferito al crocifisso, ndr) è un simbolo per ricordare che noi siamo qua, come italiani, come babbo, come mamma e se serve come cattolici: perché noi abbiamo fatto le Guerre sante, noi siamo andati a cercar di conquistare il Santo sepolcro, noi abbiamo bruciato Giovanna D’Arco pensando che fosse una strega, noi abbiamo avuto l’Inquisizione, ma, storicizzando la cosa, si parla di qualche secolo fa. Purtroppo, la lapidazione ed il fatto che i gay non siano proprio ben voluti da un certo tipo di religione, mi fa inorridire perché io difendo i valori che mi chiedono di mostrare l’altra guancia ed ama il prossimo tuo come te stesso piuttosto che dire che siamo tutti infedeli e l’infedele o si converte o va ucciso, oppure ci da dei soldi per poter stare nel territorio. Ubi societas ibi ius (“dove c’è una società c’è un codice”), ma già noi lo offendiamo tanto il nostro crocifisso, non vi ci mettete anche voi.
Aurelio Ciccarelli
Vorrei aggiungere qualcosa per rafforzare quello che avete già ben espresso voi: dal punto di vista legislativo la questione della separazione tra religione e Stato è già ben regolata dalla nostra Costituzione, come diceva Marco, all’articolo 7, dove è espressa la laicità dello Stato italiano.
La questione del crocifisso è molto ampia, e a riguardo si è espresso il Consiglio di Stato in due occasioni: sia nel 1988 sia nel 2006, proprio per sottolineare questo aspetto che molti, al giorno d’oggi non colgono, facendo scendere il livello della questione molto in basso: il crocifisso non rappresenta soltanto un simbolo religioso e non va ad influenzare chi frequenta la scuola, non è così, il crocifisso (come ha già espresso il Consiglio di Stato) in un ambiente di culto rappresenta un simbolo religioso, ma in un ambiente pubblico, come può essere una classe scolastica o un ufficio pubblico, rappresenta semplicemente la nostra cultura, il simbolo della nostra tradizione e delle nostre origini, quelle stesse origini che hanno reso possibile, come diceva prima Marco, i valori del rispetto e della tolleranza sui quali si basa anche la nostra religione.
Quindi, dal punto di vista legislativo, è già regolata: molto spesso non capisco perché si creino queste discussioni sterili, che portano soltanto a confondere le idee delle persone.
Il simbolo del crocifisso è un simbolo culturale, poi non penso (e la statistica mi darà ragione) che vada ad influenzare le idee religiose ed il credo dei bambini che frequentano la scuola e che sono di altre confessioni religiose, continuano ad appartenere alla loro religione, né tanto meno di pretende, con quel simbolo, di influenzare qualcuno.
continua...
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