L'importanza della commemorazione dei defunti nel mondo classico e nel mondo moderno
- Redazione
- 11 nov 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Come è cambiata la percezione della morte e del mondo dei defunti nei secoli spiegato attraverso la letteratura antica ed i brani scolastici che trattano di questo argomento o similmente ne parlano.
Introduzione
Per commemorazione dei morti s’intendono gli atti che una persona compie dopo la morte di un caro, di un familiare o di un’altra persona per lui particolarmente importante, con l’intento di ravvivare il ricordo del defunto stesso attraverso numerose opzioni (come la riconciliazione, il perdono, la vendetta, etc.).
Effettuando uno sguardo d’insieme e mettendo a confronto soltanto gli aspetti principali della cultura religiosa (ma anche laica) del mondo classico e del mondo moderno non riscontriamo somiglianze sostanziali, ma un’evoluzione che segna l’antecedenza del mondo classico, necessaria per lo sviluppo della cultura che andrà poi formandosi nell’epoca moderna.
L’ECCEZIONE
LA CONCEZIONE DELLA MORTE NEL POEMA DI GILGAMESH
Il poema di Gilgamesh costituisce un ottimo preambolo alla cultura classica perché tra il mondo sumerico ed il mondo classico (inteso quindi come omerico, greco e latino) avvengono variazioni di carattere tradizionale, ma non significative e quindi percettibili.
Il primo brano preso in esame è Il pianto di Gilgamesh per la morte di Enkidu (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher pag.53), in cui la morte di Enkidu segna profondamente Gilgamesh che, attraverso un richiamo della popolazione naturale cerca di condividere il suo dolore lasciandosi andare alla disperazione, ma nella seconda parte del brano assume coscienza ed organizza i funerali dell’amico scomparso chiamando a sé i lavoratori del regno e preannuncia la sepoltura dell’amico in vista di un ascesa in un regno che sta alla sinistra. Nel culto locale vigeva forse la credenza che le anime riposassero dove tramonta il sole, cioè verso Occidente.
Il secondo brano è L’umanità è recisa come canne in un canneto (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher pag. 58), dove Gilgamesh incontra Utanapishtim, leggendario sopravvissuto al diluvio universale, allo scopo di farsi rivelare il segreto dell’immortalità. Il saggio Utanapishtim suggerisce però di rassegnarsi al comune destino che la morte riserva all’umanità:
“Sia il giovane nobile che la giovane nobile sono preda della morte”.
Esiste quindi la legittimazione della commemorazione dei defunti, ma viene rimproverata (in modo comprensivo) la ricerca di soluzioni o di rimedi contro la morte.
IL MODELLO CANONICO
LA CONCEZIONE DELLA MORTE NELLA POETICA OMERICA
Prima di introdurre la commemorazione del defunto bisogna soffermare il discorso sul tema della caducità della stirpe umana affrontato nell’Iliade: Glauco, nel discorso che pronuncia durante il dialogo nel brano intitolato Glauco e Diomede (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Iliade, libro VI pag. 160). Glauco, oltre a sottolineare l’inevitabilità della morte, ne constata la brevità e compie, per la prima volta nella storia letteraria, una similitudine con la caduta delle foglie.
Il brano più iconico ed importante che riguarda la morte (al di fuori dell’aspetto marziale e guerriero che possiede nell’Iliade) è La morte di Patroclo (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Iliade, libro XVI pag. 170) in cui l’uccisione di Patroclo causa l’ira funesta di Achille, ma dove possiamo anche trovare la descrizione degli onori funebri rappresentati dai giochi e dalla pira in onore del defunto.
Un altro testo importante è Il duello fra Ettore e Achille (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Iliade, libro XXII pag. 175) nel quale il rispetto per la morte viene a mancare e l’importanza austera di questo fenomeno viene infranta e nel brano Priamo e Achille (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Iliade, libro XXIV pag. 182) viene invece enfatizzata e rimessa in primo piano. Il rispetto della morte però imposto da ferree circostanze morali. La commemorazione della morte di Ettore possiede toni epici comparabili con quelli della commemorazione mortuaria di Patroclo, ma presentati con maggiore intensità e correlati al senso di tristezza e disperazione che però non cede alla regalità del momento.
Nell’Odissea un brano utilizzabile per l’analisi della concezione omerica del mondo dei morti è L’incontro con Agamennone nell’Ade (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Odissea, libro XI pag. 246) dove Odisseo scende nel regno dei morti al fine di consultare l’indovino Tiresia e possiamo trovare una descrizione (anche se piuttosto vaga) dell’Ade: uno spazio privo di luce dove si aggirano le ombre pallide ed evanescenti dei defunti in eterna disperazione e rimpianto.
L’ORIGINE DI UNA CONCEZIONE MODERNA
LA CONCEZIONE DELLA MORTE NELLA POETICA VIRGILIANA
Senza effettuare particolari citazioni per la concezione della morte di per sé, possiamo riassumere il pensiero inerente alla morte del mondo troiano presente nell’Eneide con il pensiero troiano presente invece nell’Iliade, non differisce infatti la devozione che Enea manifesta verso il ricordo della morte del padre, anche se si denota una peculiare presenza di emozioni e sentimenti che non rispondono canonicamente ed in modo rigido alla solennità dei riti e degli onori, non per negligenza, ma per maggior caratterizzazione. Differenzia invece la concezione virgiliana del mondo dei morti: secondo il poeta l’oltretomba sarebbe molto più complesso di come indicato nell’Odissea: vi sarebbero infatti tre fiumi, un guardiano ed una distinzione tra anime degne di una vita eterna serena ed indegne di tale privilegio, quindi distinzione tra Tartaro e Campi Elisi.
Anche Virgilio ricorre alla similitudine con la caduta delle foglie nel brano La discesa nell’Averno (L’eredità dei giganti – Ed. Loescher – Eneide, libro VI pag. 342), non per sottolinearne la fragilità (comparata alla vita degli uomini), ma per raffigurare la moltitudine di uomini che ogni giorno incontrano la morte.
LA CONCEZIONE MODERNA
LA CREAZIONE ED IL FUTURO DI UNA CULTURA MORTUARIA RELIGIOSA E LAICA
Un testo molto importante a cui si deve fare riferimento è il componimento Dei sepolcri di Ugo Foscolo, che ha dato origine ad una concezione moderna ed originale della commemorazione dei defunti. La tomba non è più un luogo in cui deve essere seppellito il morto per garantire, secondo la concezione religiosa, una dignità divina di qualsivoglia genere ed una vicinanza spirituale ai cari, ma anche, secondo la concezione laica, un’importanza morale e commemorativa di valore legata anche ad aspetti igienico-sanitari.
Possiamo poi citare la poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti.
"Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie".
Questo componimento rappresenta il compimento della similitudine che ha accompagnato la cultura classica. Il tema della caducità della vita umana è un tema iconico, perché dall’uso che ne viene fatto si può capire il contesto storico dell’autore: con Omero e Virgilio la caducità umana dovuta alle guerre è legata a temi solenni e di carattere persino divino, andando così a segnare una continuità temporale secolare, mentre Ungaretti fa riferimento alla guerra odierna, dove non entra più in gioco il divino nelle sorti, ma solo l’incertezza costellata da numerose emozioni che si contrastano, ed è per questo che la similitudine utilizzata da Ungaretti ha segnato e segnerà la nostra epoca finché non avverranno sconvolgimenti non solo militari, ma anche morali, tali da rendere questa similitudine, ed il contesto a cui è legata, sterile.
CONCLUSIONI E RIFLESSIONI
La differenza tra la concezione classica e quella moderna risiede nella moralità che è, senza poter pretendere diversamente, differente per motivi storici ed ideologici.
Mentre la commemorazione dei morti, nel mondo classico, possiede caratteristiche sovrannaturali e di stampo divino e puramente ultraterrene, la concezione moderna ha ridimensionato la figura mortuaria, ma non per diminuirne il valore ma per avvicinare la figura del mortale a quella del defunto, favorendone il ricordo, senza ricorrere in vendette divine o riconciliazioni impossibili.
Nessuna cultura è sbagliata finché si parla di culture, quindi le credenze greche sono completamente legittimate da una religione che tramanda tali principi, come nella credenza moderna è legittimata la differenza tra sacro e profano, tra religioso e laico e tra vivente e defunto.
E.B.
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