La Parola della settimana: "doppiatori"
- Redazione
- 19 feb 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Vogliamo dedicare questo articolo alla memoria di Claudio Sorrentino. Aveva prestato la voce al primo Rusty in Rin Tin Tin, poi Rickie di "Happy Days”; fu voce italiana di Topolino e John Travolta. Nel 1994 fondò l’Associazione Attori e Doppiatori Italiani, della quale ne era presidente dal medesimo anno. Inoltre aveva prestato la voce a Mel Gibson, Bruce Willis, Russel Crowe, Mickey Rourke, Sylvester Stallone, Willem Dafoe e Ryan O’Neal. Martedì 16 febbraio, Claudio Sorrentino ha perso per sempre la sua. Il Covid lo ha portato via alle 20:10 a Villa Tiberia, nella capitale.
La parola della settimana:
Doppiatori
Doppiare. Deriva dal latino “duplare”, rendere doppio.
Un doppiatore presta la voce agli attori, per questo viene spesso chiamato anche “prestavoce”. Il doppiaggio ha permesso a grandi autori di improvvisare sul set, per poi finire il film successivamente in doppiaggio, dando luogo a capolavori del cinema italiano. Un esempio: Federico Fellini faceva declamare numeri agli attori sul set, e costruiva i dialoghi in un secondo momento. La scuola italiana è stata per decenni maestra nel doppiaggio; in molti film il doppiaggio italiano è stato giudicato migliore di quello originale. Grazie alle nostre voci, deteniamo nomi come Ferruccio Amendola (finora nel mondo solo due persone possono vantarsi di essere “the Voice”: questi due sono Ferruccio Amendola e Frank Sinatra), Pietro e Chiara Colizzi, Tonino Accolla, Mino Caprio, Francesco Pannofino, Zambuto e, ai suoi esordi, Alberto Sordi (solo per citarne alcuni). Il primo episodio di doppiaggio venne eseguito nel 1927, in America in lingua italiana, da Louis Loeffer e Augusto Galli, per il film Maritati a Hollywood: il risultato non fu ottimo, ma l’idea piacque molto. Difatti, in precedenza gli attori registravano le scene dei film in varie lingue, prima di distribuirne le pellicole.
Incominciò così l’era del doppiaggio.
Doppiatori.
Sono persone senza un volto. Una voce distinta, aderente al personaggio che indossa. L'attore presta il volto, il doppiatore lo sottrae al silenzio.

Mino Caprio, all’anagrafe Guglielmo Caprio, è sicuramente una delle più importanti figure nel mondo del doppiaggio contemporaneo. Ha prestato la voce a iconici personaggi come Peter Griffin, Kermit (dei Muppets), Arthur Weasley (nella saga Harry Potter), C-3PO (nella saga di Guerre Stellari), Ted (l’orsacchiotto protagonista degli omonimi lungometraggi), Giustino (il padre di Leone, il cane fifone) e ha doppiato numerosi film storici come Grease, Mamma ho perso l’aereo, Notting Hill, Fargo, I Mercenari, Toy Story, Cars, Hotel Transylvania…
Quest’oggi, ci ha gentilmente dedicato una sua interpretazione, tramite un messaggio
vocale realizzato apposta per questa rubrica, della nostra riflessione su questa parola.
Il doppiaggio nel mondo

Il doppiaggio italiano è celebre per la sua altissima qualità, riconosciuta in tutto il mondo (seguita soltanto da quella tedesca). Difatti, la scuola di doppiaggio tedesca è famosa quasi quanto quella italiana, ma non solo in Germania: il doppiaggio viene applicato in Austria, Svizzera, Francia e Spagna. Ciò non è indice di una scarsa conoscenza della lingua inglese. Infatti, in Svizzera, Austria e Germania la conoscenza dell’inglese è mediamente buona. Come è intuibile, il doppiaggio non è diffuso nel Regno Unito, dove è perfino raro trovare film con sottotitoli.
Nei Paesi Scandinavi, in Portogallo e nei Paesi Bassi si usa aggiungere sottotitoli e il doppiaggio è limitato ai film per l’infanzia. In alcuni paesi, invece, vige un metodo misto: per il cinema vengono utilizzati i sottotitoli, mentre per i programmi televisivi il doppiaggio. Questo sistema è utilizzato in Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. La Slovacchia rappresenta un caso particolare: volendo risparmiare sul doppiaggio, offre al cinema film doppiati in lingua ceca, dando per scontato che qualsiasi slovacco capisca perfettamente il ceco. Similmente in Belgio, i film doppiati in francese vengono proiettati anche in area fiamminga (Le Fiandre), dando per scontato che i fiamminghi conoscano in media il francese: tranne i film doppiati (dai francesi) in francese, vige il sottotitolaggio. La Romania detiene il record di Paese Europeo con più abitanti che non usa doppiare né i film, né i programmi televisivi, mentre la Lettonia preferisce il doppiaggio. A Malta, come in Lussemburgo, si usa doppiare i film ma non i programmi televisivi.
In Europa, la situazione più strana è quella presentata da Polonia, Russia, Ucraina e Lituania. In questi paesi è in voga il “voice over”, ovvero la voce fuori campo. In pratica, una voce stentorea e inespressiva traduce, fuori campo, i dialoghi degli attori che rimangono ascoltabili in sottofondo. È un sistema pratico ed economico, sebbene l’effetto spesso sia involontariamente comico. In Bulgaria infine, vige un sistema misto: un po’ si doppia, un po’ si “sottotitola”.
La lunga storia di un iconico doppiaggio: Stanlio e Ollio

I celeberrimi lungometraggi e cortometraggi del duo comico Stanlio e Ollio, sono ricordati, nella versione con doppiaggio in italiano, soprattutto per la loro iconica parlata con accento inglese.
L’origine di questo buffo modo di parlare risale al 1929, anno in cui venne pubblicato il loro primo film sonoro (Non abituati come siamo). Il produttore, Hal Roach, che aveva intenzione di distribuire il cortometraggio in diversi paesi oltre agli Stati Uniti, provò a ripetere le varie scene del film, recitate dagli attori in più lingue. Dietro la cinepresa, vi erano grandi cartelloni sui quali venivano scritte le battute da recitare, già tradotte in italiano, spagnolo, tedesco e francese. Naturalmente, gli attori, non conoscendo perfettamente le lingue in questione, recitarono le scene storpiando le parole con un accento anglosassone. Quando, successivamente, i film vennero ridoppiati, prima da Cassola e Canali, dopo da Sordi, con lo pseudonimo di Albert Odisor, e Zambuto, si decise di lasciare immutate queste storpiature poiché ironiche e divertenti. Sarà proprio questa caratteristica che renderà il doppiaggio italiano di Stanlio e Ollio un’unicità nel mondo del cinema.
L’esperienza di Totò come doppiatore

L'unica volta che Totò si è cimentato nel doppiaggio (logicamente oltre i doppiaggi di se stesso nei suoi film) è stato nel film "Slave Girl - La vergine di Tripoli”, del 1948 (regia di Charles Lamont), con Yvonne De Carlo e George Brent. Inizialmente, il film si doveva chiamare "La Fiamma di Tripoli" a seguito di un altro film, sempre interpretato da Yvonne De Carlo. Finite le riprese, i dirigenti della Universal giudicarono il film malfatto e decisero di aggiungere il ruolo di un attore e narratore, in questo caso in sembianze di cammello, insieme ad altre gag. Nella versione italiana del film, la voce di questo cammello venne fatta doppiare da Totò, il principe della risata; egli doppiò questo cammello poiché nella versione originale diedero al cammello la voce di un celebre attore comico, così in Italia si pensò di fare la stessa cosa.
Alberto Sordi in sala doppiaggio: ma non per parlare

Nel film "Notte e dì" (Night and Day) (1946), diretto da Michael Curtiz, Cary Grant è doppiato come al solito da Gualtiero De Angelis, ma durante il film l'attore canta alcune canzoni e a doppiarle in italiano fu chiamato in studio Alberto Sordi.
A cura di: Filippo Trenna e Edoardo Bettacchioli
complimenti
Grande Mino Caprio e ovviamente grandissimi FILIPPO ed EDOARDO
Ci manca Mario Tozzi 🤣🤣🤣🤣
bene, reputo questo giornali salito fin sopra le mie aspettative mi congratulo con i scrittori il signor Edoardo e Filippo che credo si siano molto impegnati nel farlo anche io in gioventù scrivevo un giornale ma mai prestigioso come questo.
Arcibaldo
Stupendo complimenti e complimenti ancora