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La Parola della settimana: "notte"

E mentre le persone, avvolte nel caldo delle proprie coperte, dimenticano i problemi della vita diurna, cala la notte; transizione tra l'oggi e il domani.

 

La parola della settimana:

Notte


In ogni tempo la notte è stata musa di scrittori e cantautori, ha affascinato generazioni di artisti che le hanno dedicato opere destinate a rimanere nella memoria comune per secoli. La parola notte deriva dall'accusativo del latino nox, noctem dalla radice sanscrita nac- che ha il senso di sparire, anche perire (il verbo latino necare significa propriamente “uccidere”). Per gli antichi Notte era una delle primordiali divinità della mitologia greca. Figlia di Kaos secondo la Teogonia di Esiodo, era la personificazione della notte terrestre, in contrasto al fratello Erebo, che rappresentava la notte del mondo infernale. Era inoltre contrapposta ai suoi figli Etere, che rappresentava la luce, ed Emera, ovvero il giorno.

Nel senso astronomico invece la notte assume il significato che tutti le attribuiamo, ovvero la parte del giorno che si alterna al dì, priva di luce solare. Molte sono le ambientazioni notturne letterarie, ad esempio si ricordano Dante Alighieri nel suo Inferno, Ugo Foscolo nel noto sonetto “Alla sera”, Giacomo Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia o in alcuni passi dello Zibaldone, ma anche nel componimento “La sera del dì di festa”, per citarne alcuni. Tra le varie espressioni e modi di dire comuni associati alla notte troviamo "passare la notte in bianco", utilizzata per indicare una notte trascorsa senza dormire, che deriva da una tradizione del Medioevo, quando i cavalieri trascorrevano la notte precedente l'investitura in una cappella, in preghiera e in meditazione, indossando una veste bianca, simbolo di purezza.


 

Notturni: come la notte viene interpretata nella musica classica


I notturni sono delle composizioni musicali, nate nel diciottesimo secolo, nelle quali i compositori traggono ispirazione dalla notte.

Generalmente i notturni sono composizioni classiche, spesso eseguite soltanto dal pianoforte, dalle atmosfere dolci e con un andamento moderato. I primi notturni, risalenti alla prima metà del Settecento, si chiamavano in questo modo perché in genere venivano eseguiti di notte. Colui che può essere considerato il vero e proprio padre dei Notturni è il compositore irlandese John Field. Egli faceva parte della corrente musicale e artistica del Romanticismo; le sue melodie si ispiravano alla musica tradizionale italiana (il belcanto, tecnica di canto virtuosistico in cui si passa con estrema rapidità e omogeneità dalle note più gravi a quelle più acute).

Nonostante il creatore di questa lunga serie di composizioni sia stato, quindi, John Field, l'esponente più importante è sicuramente Fryderyk Chopin. Anche i suoi notturni erano ispirati alla tradizione italiana ed alcuni di questi, come il Notturno Op. 9 n. 2, sono diventati alcuni dei brani di musica classica più famosi e reinterpretati nella storia.

 

3 maggio 1808, Francisco Goya (1814)


È calato il sole e l'oscurità avvolge la scena. Una luce abbagliante, proveniente da una grande Lanterna posta a terra, conduce l'occhio verso uno dei ribelli, un umile contadino che esprime nel volto e nei gesti tutta la sua disposizione ma, anche una profonda dignità: non abbassa gli occhi davanti al plotone di esecuzione, guardando in faccia la morte. Alcuni dei compagni giacciono a terra in una pozza di sangue, mentre quelli in vita assumono posizioni che rivelano dolore, paura e rassegnazione. Sulla destra emerge dalle tenebre il profilo dei tetti di Madrid, che appare indifferente o inconsapevole della violenza che si compie a poca distanza.

L'opera di Goya è una denuncia della brutalità del potere: i personaggi in divisa sono uomini senza volto, schiacciato dalla responsabilità di obbedire agli ordini dei superiori ma anche dalla responsabilità delle uccisioni che compie.


I nottambuli, Edward Hopper (1942)


Edward Hopper aveva l’abitudine di conservare un piccolo quadernino in cui, con una matita, faceva delle piccole bozze dei progetti per i suoi quadri futuri. Nei momenti in cui era ispirato, prendeva questo quadernino e cominciava a scrivere appunti e a fare dei disegni precisissimi, senza tralasciare nemmeno un piccolo dettaglio. Tra le pagine di questo quadernino c'è la descrizione del quadro I Nottambuli. Per questa volta, quindi, la descrizione dell'opera sarà fatta dallo stesso Hopper.


Notte + interno brillante di un ristorante economico. Oggetti luminosi: bancone in legno di ciliegio + una serie di sgabelli attorno; la luce riflessa sui serbatoi metallici sulla destra in secondo piano; una serie di piastrelle luminose di giada messe di tre quarti, sotto la vetrina che gira all’angolo. Le pareti chiare di colore giallo ocra fino alla porta della cucina sulla destra.

Un bel ragazzo biondo vestito di bianco (giacca e cappello) dietro al bancone. Una ragazza con la camicetta rossa, con i capelli castani e sta mangiando un panino.

Uomo con naso a becco con vestito scuro, cappello grigio scuro con banda nera, una camicia blu semplice e tra le mani regge una sigaretta. C’è un’altra figura scura di spalle a sinistra.

Il marciapiede all’esterno è di un verde chiaro quasi pallido. Sul lato opposto ci sono delle case fatte con mattoni rosso scuro. L’insegna del ristorante è scura e c’è scritto “Philies 5c Sigari”, con il disegno di un sigaro.

Fuori al negozio è buio e verde.

Nota: l’interno del soffitto è luminoso e contrasta con il buio della strada esterna e sull’angolo della vetrina c’è una piccola finestra.”

Guardando attentamente l'opera, si può capire qual è il tema: la solitudine. Fuori dal locale la città è deserta mentre, all'interno possiamo notare quattro personaggi. Nessuno di loro interagisce con gli altri e ognuno di essi è catturato dai propri pensieri. I contrasti, tra luci ed ombre, e l'abile gioco dei colori crea una particolare atmosfera silenziosa, quasi ipnotica Però, quella che Hooper ritrae, non è una solitudine generica, ma quella provata dall'Americano di fine anni quaranta. Preso dai problemi di una enorme nazione in crescita, che forse non sa nemmeno che esiste.

 

A cura di: Filippo Trenna, Edoardo Bettacchioli e Francesca Borrini.


3 Comments


Fantastica parola della settimana complimenti a Filippo Edoardo Francesca

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Anche se un po' in ritardo non posso non farvi i miei complimenti per come spaziate con le nozioni toccando vari ambiti, per la profondità delle riflessioni, per la vostra costanza e il vostro impegno. Aspettiamo con gioia la prossima parola, bravissimi!

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soniacalosci
Apr 21, 2021

Quante cose ci fate conoscere e ricordare. Siete proprio bravi nel reperire le notizie e nella loro esposizione.

Continuate così. Grazie

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LA VOCE CORTONESE

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Crediti per la musica del podcast:

The Travelling Symphony by Savfk | https://www.youtube.com/savfkmusic
Music promoted by https://www.free-stock-music.com
Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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