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La Parola della settimana: "sinfonia"

Approfittiamo di questa Parola della Settimana, per ricordare uno dei più importanti pianisti jazz, che ha rivoluzionato la percezione di sinfonia nel mondo della musica: il grandissimo Chick Corea. Nato il 12 giugno 1941 a Chelsea (Massachusetts), ha cominciato la sua carriera musicale nel 1965, insieme a grandi musicisti come il trombettista Blue Mitchell e i percussionisti Willie Bobo e Mongo Santamaría. Numerosi brani, composti e interpretati per la prima volta da Chick Corea, sono diventati nel tempo veri e propri standard jazz: Spain, Armando's Rhumba e Got a Match ne sono alcuni esempi. È scomparso il 9 febbraio 2021 all'età di 79 anni a causa di una rara forma di cancro, lasciando il mondo del jazz (e della musica in generale) attonito: grazie al suo modo totalmente nuovo di comporre e interpretare brani già famosi, ha rivoluzionato il mondo del jazz arrivando a diventare il padre di un nuovo genere musicale, la fusion. Infatti, la caratteristica principale della fusion è quella di combinare generi come il jazz o la musica latina creando atmosfere spesso ipnotiche e alquanto particolari. Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di dedicare a Chick Corea quest'articolo: se si parla di sinfonia, lui, senza dubbio, ne ha rivoluzionato l'esistenza.


https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fpitchfork.com%2Fnews%2Fchick-corea-jazz-fusion-figurehead-dead-at-79%2F&psig=AOvVaw2WmyTPbfgYLahZ1DZIlE0i&ust=1615239471043000&source=images&cd=vfe&ved=0CAMQjB1qFwoTCPCO1YuSn-8CFQAAAAAdAAAAABAJ
Chick Corea


 

La parola della settimana:

Sinfonia


Come sinfonia,

le voci si disperdono,

è pura melodia,

dei suoni che si incontrano.

Chissà da dove viene,

se mai ritornerà,

se simboleggia il bene o il male,

se resta o se ne va.


Come sinfonia,

finisce quel silenzio,

dà spazio alla poesia

ed ogni voce ha un senso;

quel senso di infinito

che sola non avrà,

è come un canto antico

tra il sogno e la realtà…

La parola sinfonia deriva dal termine greco συμϕωνία (symfonía) «accordo di suoni», parola composta da σύν (syn) «con, insieme» e ϕωνή (fonè) «suono» e indica propriamente l'insieme di suoni che creano una composizione musicale.

Per gli antichi questo termine indicava la consonanza perfetta, cioè l'ottava, ma era usato anche per indicare un concerto musicale (per esempio da Aristotele nel “De Caelo”). Iniziò il suo percorso per arrivare ad assumere il significato che le attribuiamo oggigiorno dal XV secolo; infatti troviamo l'uso del termine per la prima volta in un manoscritto contenente una sinfonia “per tuba ed altri strumenti armonici”, ma è dal secolo successivo che la parola inizia ad essere usata frequentemente, con un significato abbastanza variabile. Il brano che, dall'inizio del Seicento, viene sempre più spesso chiamato sinfonia è il preludio strumentale all'opera lirica e vediamo la diffusione di questo stile musicale già dai secoli immediatamente successivi, con autori noti a livello mondiale come Mozart e Beethoven.


 

Commento del direttore


La sinfonia è uno degli elementi fondamentali della musica, e lo è sempre stato. Possiamo considerarla come uno dei due lati della medaglia che rappresenta appunto il mondo della musica, poiché se da una parte possiamo trovare l’immensa bravura che deve dimostrare un solista di fronte all’immensa struttura meccanica e dinamica del pentagramma, dall’altro lato la sinfonia rappresenta l’unione di più mentalità ideali, in cui più strumenti tirano fuori i propri elementi da donare e da mettere a disposizione di un insieme più grande del loro stesso strumento. Questo non significa, idealmente, sacrificare la propria melodia, in qualità assolutamente vana, poiché la sinfonia è composta anche di quel suono, e quel suono risulta fondamentale per un aspetto specifico dell’immenso apparato creato. La sinfonia è il simbolo di un mondo più vasto, quello della meccanicità e della frenesia degli incastri, mentre quello del solista è un mondo ricco di questi elementi, ma interiore, poiché fa affidamento sulle sue mani e sulla sua capacità di trasmettere, cosa che la sinfonia fa attraverso immense ramificazioni. Più pentagrammi uniti per la formazione di una sola ed unica struttura, più note che si incastrano e che stridono per la creazione di un suono unisono, più ritmi che si alternano e che accompagnano quello che può essere un crescendo, nel caso in cui la sinfonia voglia dar vita all’animale, quale la musica suonata, o che lo voglia far morire. La sinfonia, ha questo potere.



 

Il Festival della Canzone Italiana: il padre della sinfonia

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Festival di Sanremo negli anni '50

Sono ormai settant'anni che, puntuale, il Festival della Canzone Italiana diventa protagonista e tema principale delle prime pagine dei giornali e trasmissioni televisive, e le canzoni in gara vengono trasmesse a rotazione nelle radio.

Questo evento annuale venne ideato nel 1951 da Angelo Nicola Amato, direttore del Casinò Municipale di Sanremo che, per incrementare il turismo di questo comune nel periodo invernale, decise di organizzare un concorso della durata di tre serate, il quale però era totalmente differente dal Festival che conosciamo.

E così, alle 22:00 del 29 gennaio 1951 all'interno del Salone delle Feste del Casinò Municipale di Sanremo, ebbe inizio la prima edizione del Festival della Canzone Italiana. I cantanti in gara erano soltanto tre (Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano), con un totale di venti canzoni. A vincere la prima edizione fu il brano "Grazie dei fiori", interpretato da Nilla Pizzi. Proprio per il fatto che ogni artista interpretasse più brani, il premio veniva assegnato non all'artista, bensì alla canzone migliore: ed è proprio per questo motivo che il Festival di Sanremo è noto anche come "Festival della Canzone Italiana".

Nel corso di questi settant'anni, il Festival di Sanremo è cambiato notevolmente: dal 1977 si svolge presso il Teatro Ariston di Sanremo, e il numero di cantanti ed interpreti, anno dopo anno, è aumentato progressivamente. Negli ultimi anni, inoltre, è stato istituito sul web il Fanta Sanremo, una sorta di Fantacalcio che vede come protagonisti delle scommesse gli stessi cantanti in gara al Festival. Già da diverse settimane prima dell'inizio, più di sei milioni di persone hanno cercato di prevedere e scommettere su chi potrebbe vincere la settantunesima edizione del Festival di Sanremo; molti di questi pronostici si sono rivelati esatti, e questa edizione del Festival si è conclusa con la vittoria della band Maneskin, rivoluzionando la storia del Festival della Canzone Italiana, portando per la prima volta una canzone rock a vincere il concorso.


 

Parlando di musica, non potevamo tralasciare due artisti italiani che hanno "inciso" la storia della musica italiana e mondiale.

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Lucio Dalla

Il primo è Lucio Dalla; nacque il 4 marzo 1943 a Bologna e iniziò a suonare sin da giovane: a quattordici anni passa dalla fisarmonica al clarino. Successivamente si trasferì nella capitale, dove entra a far parte di un complesso, la "Second Roman New Orleans Jazz Band". La svolta, però, avviene nel 1966, quando debuttò al Festival di Sanremo con "Paff...Bum", in coppia con i "Yardbirds" di Jeff Beck. Nel 1967 è la spalla di Jimi Hendrix nel concerto a Milano. Esce il suo primo album "1999" (1966). Seguono "Terra di Gaibola" (1970, con "Occhi di ragazza" di Gianni Morandi) e nel 1971 "Storie di casa mia", contenente canzoni quali "Il gigante e la bambina", "Itaca", "La casa in riva al mare". Dal 1974 al 1977 collabora con il poeta bolognese Roberto Roversi, assieme creano tre album significativi: "Il giorno aveva cinque teste", "Anidride solforosa" e "Automobili". Nel 1977, sciolto il sodalizio con Roversi, inizia a scrivere da solo i propri testi, scrivendo successi come: "Com'è profondo il mare", "Lucio Dalla" (il disco, pubblicato nel 1978, contiene classici quali "Anna e Marco" e "L'anno che verrà"). Segue, nel 1980, l'album "Dalla", con le stupende "La sera dei miracoli", "Cara" e "Futura". Nel 1986 "Dallamericaruso"; in questo disco è inclusa la canzone "Caruso", riconosciuta dalla critica come il capolavoro di Dalla. Vende oltre otto milioni di copie e viene incisa in trenta versioni, tra cui quella di Luciano Pavarotti, facendo circolare il brano per i paesi di tutto il mondo. Nel 1988 si forma un'altra accoppiata vincente: Lucio Dalla e Gianni Morandi. Scrivono un album insieme, "Dalla/Morandi", a cui segue una trionfale tournée nei più affascinanti luoghi d'arte d'Italia mai raggiunti prima d'allora dalla musica leggera. Nel 1990 in televisione, presenta il suo nuovo brano "Attenti al lupo" e il seguente album "Cambio". Il disco totalizza quasi 1.400.000 copie vendute. Seguono un prolungato tour, documentato nel live "Amen" e, nel 1994, l'album "Henna". Il 1996 segna l'ennesimo successo discografico con l'album "Canzoni", che supera la cifra di 1.300.000 copie vendute. Nel 1999 con l'album "Ciao" conquista il disco di platino. Il 12 ottobre 2001 esce "Luna Matana", interamente scritto e realizzato alle Isole Tremiti. Numerosi i camei: Carmen Consoli, Gianluca Grignani e Ron. L'album contiene undici nuove canzoni tra cui il singolo di lancio Siciliano. E' autore di colonne sonore per i film di Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni, Carlo Verdone, Giacomo Campiotti e Michele Placido. Ha anche aperto la galleria d'arte No Code, in Via dei Coltelli a Bologna. E' stato autore di programmi televisivi di successo: Te vojo bene assaie, Capodanno, RaiUno - Taxi, Rai Tre - S. Patrignano. Non ultimo il programma con Sabrina Ferilli, "La Bella e la Besthia" (2002). Nel 2008 a luglio, presenta l'inno ufficiale della squadra olimpica italiana, intitolato "Un uomo solo può vincere il mondo", composto per i Giochi Olimpici di Pechino. A distanza di quarant'anni dalla sua ultima partecipazione, nel febbraio del 2012 torna al Festival di Sanremo, accompagnando il giovane cantautore Pierdavide Carone con il brano "Nanì", del quale Dalla è co-autore. Pochi giorni più tardi, mentre si trova in tour in a Montreux (Svizzera), il giorno 1 marzo 2012 Lucio Dalla muore improvvisamente, a causa di un infarto. Avrebbe compiuto 69 anni tre giorni dopo.



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Lucio Battisti

Il secondo è Lucio Battisti; nacque a Poggio Bustone (RI) il 5 Marzo 1943. Come in tutte le cose che riguardano Battisti, uomo che è sempre stato gelosissimo della propria privacy, al punto da scomparire per anni dalla luce della ribalta, poco si sa della sua primissima infanzia: le rare testimonianze raccontano di un bambino tranquillo, abbastanza chiuso e con problemi di peso.

Egli stesso, nel 1970, in un intervista si raccontava così: "i capelli ricci li avevo anche da bambino e così lunghi che mi scambiavano per una bambina. Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente, con una matita, con un pezzo di carta e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti. Ho avuto un'infanzia normale, volevo fare il prete, servivo la messa quando avevo quattro, cinque anni. Poi però una volta, siccome parlavo in chiesa con un amico invece di seguire la funzione - io sono sempre stato un grosso chiacchierone - un prete ci ha dato uno schiaffo a testa. Magari dopo sono intervenuti altri elementi che mi hanno allontanato dalla chiesa, ma già con questo episodio avevo cambiato idea".

Nel 1962, si diploma come perito industriale ed incomincia a scrivere e cantare canzoni assieme a degli amici, accompagnato con una chitarra nei locali.

Nel 1965 l'incontro determinante con Giulio Rapetti, tra i più noti "parolieri" del panorama italiano, sotto lo pseudonimo di Mogol. I due trovano una giusta forma di simbiosi che durerà felicemente per oltre quindici anni, durante i quali scriveranno alcune pietre miliari della musica leggera italiana, come I giardini di Marzo, Ancora tu, Io vivrò senza te, 7 e 40, Mi ritorni in mente, Anche per te, Dieci Ragazze, solo per citarne alcune. Nel 1968 con "Balla Linda" Lucio Battisti partecipa al Cantagiro; nel 1969, in coppia con Wilson Pickett, presenta a Sanremo "Un'avventura". L'affermazione decisiva arriva nell'estate seguente, al Festivalbar, con "Acqua azzurra, acqua chiara". Da quel momento in poi scandisce una serie impressionante di successi, di veri e propri capolavori, tutti al primo posto nelle classifiche. Inoltre, forse non tutti sanno che Battisti è stato anche autore per altri, editore e discografico, distribuendo successi per Mina, Patty Pravo, il complesso Formula Tre e Bruno Lauzi. Ma il grande successo ottenuto non ha scalfito quella dimensione intimista e familiare che Lucio Battisti ha sempre privilegiato nella sua vita. Caratteristica più unica che rara, ha mantenuto il contatto con il pubblico solo attraverso i suoi dischi e qualche sporadica intervista concessa alla stampa, ignorando televisioni e concerti, ritirandosi in campagna. Per realizzare prodotti migliori e all'altezza delle sue aspettative, dapprima istituì una sala di registrazione personale direttamente in casa e in seguito, alla ricerca di un suono sempre più moderno, cercò studi ottimali in Inghilterra o negli Stati Uniti. I suoi dischi sono sempre stati il frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è stato lasciato al caso, nemmeno la copertina. Le conseguenze di questo scrupolo sono stati i costi assai elevati di molte delle sue produzioni, anche se il prodotto finale non ha mai tradito le aspettative né di chi lo aveva realizzato o aveva concorso a realizzarlo, né del pubblico cui era destinato.

Il 9 settembre 1998 Lucio Battisti si è spento, suscitando enorme clamore e commozione in Italia, il Paese che lo ha sempre amato e sostenuto malgrado la decennale assenza dalla ribalta mediatica. Ricovero e malattia, prima del decesso, sono stati dominati dal silenzio quasi assoluto sulle reali condizioni di salute.

 

La storia di Umbria Jazz: la sinfonia per eccellenza

Disponibile sul sito ufficiale di Umbria Jazz
Umbria Jazz

Il 23 agosto 1973 andò in scena il primo concerto di Umbria Jazz, il più importante festival musicale di jazz europeo (insieme a quello di Montreux). Fu subito chiaro che si trattava di una buona idea. Da allora ha visto nomi come B.B.King, Bill Evans, Chick Corea, Elton John, George Benson, Gino Paoli, James Brown, Lady Gaga, Michel Petrucciani, Pino Daniele e tanti altri.

Umbria Jazz nacque in un caffè, oggi chiuso, del centro storico di Perugia. Da tempo, Carlo Pagnotta, sognava un festival a casa sua. Ne parlò con due esponenti di spicco della Regione dell'Umbria che dimostrarono di gradire l'idea. Fu realizzato un programma artistico di massima con l'intervento di Alberto Alberti, allora il principale manager italiano dei musicisti di jazz, e la proposta andò in giunta e venne approvata. Secondo King Ferry, negli anni, possiamo distinguere tre generazioni di Umbria Jazz: la prima, dal 1973 fino al 1982 è la generazione "di Partenza", nel periodo degli Hippie, ha visto quattro anni di concerti itineranti.

La seconda, dal 1982 fino alla fine del secolo, ha visto molte modifiche come il biglietto d'ingresso per i concerti più importanti. Inoltre nel ventennio che parte dall'edizione del 1982 si aggiunge qualche divagazione nei territori del rock e del blues e della canzone brasiliana.

La terza generazione, inizia con il nuovo millennio, ha visto U.J. coinvolgere tutta Perugia, i concerti infatti si tengono: dal 2003 i concerti più importanti presso l'arena del Santa Giuliana; altri invece: al settecentesco Teatro del Pavone, presso il teatro comunale Morlacchi, nella duecentesca chiesa di San Francesco al Prato, all'oratorio filippino di Santa Cecilia, nella sala Podiani della Galleria nazionale dell'Umbria, nel duomo di Perugia (i cori Gospel), nella basilica di San Pietro e nello stadio Renato Curi. King ci racconta anche che ipotizza per una quarta generazione Durante e Post Covid.

Nel 2018 ha ricevuto il Premio speciale Targa Mei Musicletter, come Miglior festival musicale italiano.



In questo scatto sono riassunte la storia e le varie sfaccettature della musica jazz. Partendo da destra, possiamo trovare Chick Corea, di cui abbiamo già parlato: uno dei vari padri e fondatori della fusion, maestro di tante generazioni. Procedendo gradualmente verso sinistra troviamo Quincy Jones, il più grande produttore e arrangiatore jazz e funky della storia: senza il suo inconfondibile modo di realizzare musica, alcuni degli album più iconici della discografia di Michael Jackson, George Benson, Donna Summer o Frank Sinatra, non sarebbero gli stessi. Abbiamo poi Herbie Hancock, anche lui storico pianista jazz e fusion. Questi tre, nello scatto, costituiscono il passato e il presente di questo genere musicale. Il quarto, Jacob Collier, rappresenta il futuro della musica jazz, allievo di queste grandi figure; uno dei pochi che continuerà, nonostante il passare degli anni, a diffondere il jazz anche tra i più giovani.

 

A cura di: Filippo Trenna, Edoardo Bettacchioli, Francesca Borrini e Flavio Barbaro.


16 commenti




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Risposta a

fantastico

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Complimenti un bellissimo scritto complimenti


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Risposta a

What?

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bene questo giornale mi affascina e sempre all altezza delle mie aspettative complimenti .

Vostro Arcibaldo

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nocecardo
09 mar 2021

Complimenti per l'articolo! Mi piace però ricordare che dal 1993 al 2000 Umbria Jazz ebbe a Cortona un'importante appendice con "Cortona per Umbria Jazz" nel mese di Luglio, con artisti e gruppi Jazzdi altissimo livello. Appuntamenti che per una settimana trasformavano la città e creavano atmosfere irripetibili. Tra l'altro i manifesti dell'appuntamento cortonese furono offerti da artisti come Jan Kounellis, Eliseo Mattiacci, Joe Tilson, che in quegli anni abitavano qui o avevano stretti legami con la città. Veramente appuntamenti indimenticabili per gli amanti del jazz e non solo, ormai un ricordo per molti, per me un'esperimento culturale di cui fare tesoro

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nocecardo
09 mar 2021
Risposta a

errore imperdonabile (maledetto computer!): un esperimento

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luci.mencarelli
08 mar 2021

Ma davvero non mi aspettavo un articolo così!!! Bello e sorprendente!!! Grazie! E complimenti!!!

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LA VOCE CORTONESE

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Crediti per la musica del podcast:

The Travelling Symphony by Savfk | https://www.youtube.com/savfkmusic
Music promoted by https://www.free-stock-music.com
Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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