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"Storie cortonesi" - Ep. 1 - "Congiure e servitù"

Tutte le informazioni riportate sono descritte meglio nel libro: "Cortona Antica" di Alberto Della Cella (Tipografia Sociale, 1900)


"L'attacco fu talmente violento che gli aretini non risparmiarono nemmeno i Guelfi stessi che ancora si trovavano all'interno delle mura"

Non è un segreto che i Guelfi ed i Ghibellini si odiassero. Rappresentavano due forze politiche totalmente differenti ed avevano le loro ragioni.

Prima di raccontare l'episodio legato a queste due fazioni, vorrei dare qualche informazione a riguardo: il nome di "guelfi" deriva dal nome del Duca Guelfo di Baviera (discendente dalla antichissima famiglia dei Guelfi di Adori) che sostenne il papato nella guerra contro l'Imperatore Arrigo (Enrico) IV; il nome di "ghibellini" deriverebbe invece dalla famiglia rivale degli Arrighi (Enrici) di Guebeling, da cui ghibellini.


All'inizio del XIII secolo si registrano cortonesi quasi tutte le famiglie nobili come ghibelline, quindi a sostegno del partito corrispondente. Questo però lo si deduce dai nomi delle famiglie che durante l'attacco aretino (organizzato dai Guelfi) del 1258 scapparono da Cortona.


L'articolo si chiama "Congiure e servitù" perché Alberto Della Cella definisce gli italiani che si schieravano da una parte e dall'altra (fra Guelfi e Ghibellini) come "servi sempre e sempre divisi".


L'attacco avvenne più o meno in questo modo: il primo febbraio del 1258, durante la notte, gli aretini piazzarono una candela per ciascuna porta delle mura ed avvisarono i cortonesi che avrebbero ucciso tutti quelli ancora all'interno delle mura, allo spegnersi delle candele. I Ghibellini si videro costretti a scappare ed i Guelfi, per differenziare le proprie case da quelle ghibelline, tentarono di scantonarle (Della Cella utilizza questo termine, che significa, in questo contesto: levigare, smussare gli spigoli e secondo alcune teorie, infatti, smussarono gli stipiti delle porte). L'attacco fu talmente violento che gli aretini non risparmiarono nemmeno i Guelfi stessi che ancora si trovavano all'interno delle mura e rubarono anche la campana del comune che misero in cima al Duomo di Arezzo.


I Ghibellini trovarono molti rifugi: primo fra tutti, Castiglione del Lago (all'epoca Castiglione Chiusino) dove fondarono numerose strutture, altri invece si stabilirono in altri territori più familiari al nostro comune (come ad esempio Montecchio del Loto, Sepoltaglia, Cegliolo e nel libro, Alberto Della Cella elenca ogni territorio associato ad una famiglia).


Il 25 aprile del 1261, i cortonesi, fino ad allora esuli, poterono rientrare in Cortona con l'aiuto dei senesi, i quali pagarono per tre anni trecento maestri d'arte (espressione usata nel libro) per il restauro della città, ma questa è un'altra storia cortonese.


Fonti: Cortona Antica (di Alberto Della Cella, Cortona Tipografia Sociale, 1900)


E.B. e A.L.


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LA VOCE CORTONESE

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Crediti per la musica del podcast:

The Travelling Symphony by Savfk | https://www.youtube.com/savfkmusic
Music promoted by https://www.free-stock-music.com
Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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